Francesca Fumagalli
Francesca Fumagalli, nata a Calcinate nel 1980, vive e lavora a Zandobbio (Bg). Diplomatasi all’Accademia di Belle Arti “Lorenzo Lotto” di Bergamo in pittura con specializzazione in restauro nel 2004, nel 2010 ha portato a termine un percorso di studi in arteterapia presso l’associazione “Lyceum VITT3” a Milano.
Ha partecipato a svariati concorsi, conseguendo:
- 3° premio- 12° concorso nazionale di calcografia- Gorlago aprile 2003
- 1°premio – 4° concorso Pittura Estemporanea “Grumello del monte: una storia medioevale” maggio 2006
- 3° premio- 3°concorso di pittura “Pittura ed enogastronomia” giugno 2006
- Premiata alla V biennale Ermitage Du Riou “Galerie Le Patio” 2008
Ha esposto a mostre, fra le quali:
- Personale “Tre sedie”, Calisto Cafè, Vailate (Cr), novembre 2005
- Personale “Opposti circostanti”, Grumello del Monte (Bg), novembre 2006
- Personale “Le sedie”, Libreria Terzo Mondo; Seriate (Bg)
- Personale “sguardi quotidiani”, Studio Arte Fedele, Monopoli (Ba)
Nella ricerca dell’artista, la costruzione della matrice di cartone, atto già in sé creativo seppur finalizzato alla stampa, diventa essa stessa soggetto artistico. Il supporto cartaceo viene così nobilitato entrando a far parte integrante dell’opera, la cui dimensione va costruendosi in sovrapposizioni di più superfici che creano un effetto di rilievo dei piani.
L’indagine dell’artista si approfondisce ulteriormente nella scelta dei soggetti.
Le opere, infatti, descrivono oggetti di uso quotidiano in ambientazioni di sospesa normalità. Si tratta, in particolare, di sedie, realizzate in sagome stilizzate e lasciate nel colore naturale del materiale usato, il cartone. Le silhouettes sono applicate su sfondi di anonimi interni, monocromi nel neutro o accesi di porpora, la cui prospettiva viene alterata in diagonali o verso lo spettatore; questo voluto ribaltamento dei piani porta, inevitabilmente, l’ammiratore in una dimensione di precarietà inducendolo a soffermarsi in pause di riflessione.
In tale contesto, gli oggetti perdono la connotazione di ovvio utilizzo o banale arredo per acquisire una tangibile forza simbolica. Così come, già nella tradizione iconografica, il “trono vuoto” simboleggia l’entità di Cristo e le celebri sedie di Van Gogh e Gauguin rappresentano fortemente l’essenza dei due maestri, anche le seggiole di Francesca possiedono questa forza evocatrice. Diventano, quindi, estreme metafore di presenza/assenza, di incontri/abbandoni, di amore/solitudine, di fragilità/illusione. In alcuni lavori dell’artista, le sedie si affacciano a mute finestre che si aprono su panorami minimalisti, una casa, un albero, come personificazioni assorte in eterna attesa. In questa silente sospensione l’artista descrive, attraverso un personale linguaggio visivo, quanto rappresentato teatralmente e filosoficamente con Godot.
L’attesa come presupposto inevitabile della condizione umana e, nel tempo dell’attesa, la speranza di un orizzonte in cui si percepisca, comunque, la vita.
Maria Guerriero
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