Marisa Velasco
LA STRATEGIA DEL CAOS
Segnate dal tempo, queste pietre sono il simbolo della vita della terra.
Sebbene la mia pittura sia fortemente impregnata degli elementi del paesaggio, tento di sganciarmi da ogni aspetto letterale. Cerco nei ricordi il materiale per costruire con diverse tecniche la mia poesia.
L’intento è quello di attingere dai particolari per arrivare al silenzioso movimento delle particelle e completare la mia visione della forma definitiva e quieta attraverso una scrittura turgida di increspamenti, incavi e protuberanze, ne deriva un linguaggio denso e rugoso tipico della materia lavica, i colori sono perlopiù bruni, verdi, terre, bianco e blu.
Isola come una vertebra appartenente a un immenso corpo geologico sommerso nell’oceano.
Relitti di un’isola, sono concettualmente un “patchwork” geologico, composto da ricordi, sensazioni e immagini elaborati in un processo caotico, a volte da linee evocatrici e per lo più da visioni particolareggiate delle materie e dei colori. Tento di creare una costruzione i cui mattoncini siano fatti da dettagli del paesaggio dell’isola: accumuli di minerali e metalli, vegetali mossi e scolpiti dall’acqua e dal vento, mutati dal fuoco magmatico e dal tempo.
Bergamo, Aprile 2013 Marisa Velasco
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la strategia del caos
Dall’ordinata perfezione di un’essenzialità geometrica di ritmi formali e naturali che ne hanno accompagnato precedenti passaggi a questa sorta di indagine a ritroso fra i materiali originari in cui si iscrive il procedere di ogni cosa, Marisa Velasco, cosmonauta anticonformista tra idealità e ragione, immagina tappe di una sperimentazione che individui varchi nascosti verso l’infinito della conoscenza.
Tra rigore professionale e passione di ricerca, rompendo consolidate certezze tecniche e concettuali, l’artista affronta le discrasie di una matericità che, risalendo le impronte del caos, possa rintracciare gli archetipi conduttori di quell’armonia segreta che muove la vita e ogni destino.
A ritroso, inseguendo orme dalla parte nascosta del naturale, ricolma di tracciabilità sedimentate nel tempo e nello spazio, orizzonti universali di tutti gli elementi, sino all’incrocio misterioso con il relativo della condizione umana inesorabilmente dettata dal principio di inizio e di fine.
E’ il tema straordinario dei vulcani, forze creatrici della natura, visti non solo nell’incontenibile dilagare distruttivo, ma quale atto dirompente di vita, a dar corpo ad una serie di nuovi lavori, per lo più oli su tela, ognuno quasi isola autonoma di una rappresentazione complessa, fluttuante e incantata, oltre i congegni del definito.
La materia e il suo prender forma nel ciclo naturale di appartenenza, il conseguente rapporto stesso tra arte e vita, assorbendo intensamente l’attenzione creativa dell’artista, si snodano qui in pagine pittoriche di intensa introspezione etica.
Affidandosi agli strumenti fondanti della pittura, Marisa Velasco affina materia e toni in una serie significativa di “variazioni su tema” offerte in efficace compatta performance ad una meditata fruizione.
Un diario di viaggio in cui il segno sembra annullarsi nell’amalgama di materie mosse per incastri tonali modulati e terrosi, ora in sintesi smorzate su filamenti e impronte, ora in sottili venature di pietre ed acque di simile natura, da comuni vaganti molecole a saldare nuove terre, rocce, mondi.
La collisione terribile tra il fuoco lavico e l’acqua degli oceani crea terra, vita, natura; la forza degli elementi solidifica ed esplode in incastri continui di labirinti, tunnel e colate ricolme di tutti i fattori vitali, incisi e brulicanti di sabbie, marmi, “vetri” spettacolari, sui quali indugiano ammaliati l’occhio e la mano dell’artista, in cauto ascolto di un racconto immenso da un ricco srotolato papiro ancora indecifrabile dove tutto è scritto coi miti e gli eroi del pensiero umano.
C’è molta libertà fantastica nell’apparente promiscuità visionaria di questa miscellanea materica, talora accesa in scoppi d’energia e di fuoco o fluttuante in misteriose oceaniche vastità, quasi ad inseguire altre dimensionalità, quelle infinite e sconosciute di un “oltre” che, superando il convenzionale, potrebbe non essere lontano.
Il colore è sempre estremamente elegante, gestito in raffinate bicromie nei blu, verdi e grigi di luminescenze perlacee dove il segno lavora, autorevole e colto, in raffigurazioni anche suggerite da incanti letterari.
Dalla filosofia alla letteratura, dalla poesia alla musica, la ricerca di Velasco si muove su diacronici cammini sperimentali e fondamentali verso l’essenzialità dell’appartenenza, che hanno ispirato la maggior parte dell’avanguardia artistica del secondo dopoguerra, seguendo le orme di quel pre-pensiero arcaico che tuttora regge gli statuti universali della ricerca filosofico-scientifica.
Se le visioni pittoriche dell’artista si susseguono astrattamente articolate, nella concretezza di reali fisicità, è tuttavia un itinerario tutto mentale a prevalere, una panoramica dell’anima ove il progetto neppure troppo nascosto è un ricercato nuovo equilibrio tra sé e altre ipotesi di reale, parafrasando nella proiezione dell’immaginaria odissea, fonti nuove di futuro respirabile.
Ipotesi tenacemente appassionatamente inseguita, là dove l’atlantide sommersa, vagando tra oceani e fiammeggianti lave, attende nuovi argonauti.
Bergamo, aprile 2013 Sandra Nava
BIOGRAFIA
Marisa Velasco nasce in Argentina nel 1958. Dal sud si trasferisce a Buenos Aires dove si laurea in Architettura alla U.N.B.A..
Nel 1982 inizia la sua ricerca artistica, collaborando con riviste della Facoltà.
Contemporaneamente studia danza e partecipa a numerose performances con diverse compagnie teatrali.
Disegno e musica diventano in questi anni la sua principale ricerca, frequentando atelier di pittura con Cristina Santander, Guillermo Roux e disegno con Carlos Terribili;
Marisa Velasco si trasferisce in Italia nel 2003, dove tuttora risiede ed opera. Partecipa a mostre individuali e collettive a Buenos Aires e a Bergamo.
La ricerca, fortemente segnata dall’esperienza della danza contemporanea e la passione per la struttura spaziale architettonica, segnano il suo nuovo percorso artistico: piani e linee si fondono con la materia e il colore assume un carattere più fisico e sensuale.
I soggetti sono elementi essenziali della natura, logorati dal tempo, indiscutibile artefice della materia.
Continua ostinatamente ad esplorare in differenti filoni, seguendo un’evoluzione indeterminata, mantenendo lineamenti strutturali che intuitivamente la conducono ad una unità di “stile”.
ELENCO MOSTRE
2012 – Mostra Beth-Luis-Nion alla Viamoronisedici, Bergamo.
2008 – Mostra collettiva nel Municipio di Saint Paul La Coste, Francia.
2007 – Mostra individuale, Caversazzi, Bergamo.
2003 – Mostra individuale, Istituto Dante Alighieri, sede centrale a Buenos Aires.
1999 - Mostra individuale Ritratti del jazz, Casa del Habano, Buenos Aires e Casagrande, Uruguay.
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